1996 – 1997

2 marzo 2014 / CENNI CRITICI /

Valdi Spagnulo, la forma nella materia
Comune di Siena
Galleria Palazzo Patrizi, Siena 1996
Galeria Lourdes Jàuregui, Zaragoza (E) 1997

11cop F POLI“…V.Spagnulo aveva dichiarato che per lui era difficile “distinguere nella materia il poetico dall’impoetico”. Mi pare che una confessione di tal genere sia di singolare interesse, perché va al di là di una semplice valutazione delle eventuali difficoltà che ogni artista si trova davanti nell’elaborazione del suo lavoro. In un certo senso, si può dire che è di per sé una dichiarazione di poetica, sia pure in modo implicito e problematico. L’artista, in questo caso, all’apparenza sembra accettare i presupposti dell’estetica crociana di divisione fra poesia e non poesia, ma in realtà vi si oppone radicalmente, dato che per lui la questione si propone su un piano diverso: quello della fisicità e dell’energia espressiva intrinseca alla materia (e cioè ai materiali costruttivi dell’opera), senza ansie idealizzanti di superamento e sublimazione dei limiti costruttivi che ne definiscono le condizioni specifiche d’esistenza. In altri termini per Spagnulo, non si tratta di dar vita alla forma (poetica) dell’opera in contrapposizione alla sua realtà concreta, ma al contrario, la linea di ricerca è quella diretta di incontro-scontro con la dura, pesante, opaca, densa, pulsante esistenza delle strutture materiali. Una ricerca che prende forma e senso proprio da una ostinata, e a volte ossessiva, interrogazione della materia, per trasformare la sua anima oggettuale indeterminata, le sue potenzialità cupe e amorfe in qualcosa che viva nella enigmatica e sospesa dimensione dell’incanto estetico, e cioè di quella condizione al di fuori delle normali coordinate dello spazio e del tempo che caratterizzano l’esistenza quotidiana delle cose di questo mondo. La forza dell’opera, dunque, nasce dalla sua identità costruita proprio all’interno della dialettica fra realtà e rappresentazione, fra ordine e disordine, fra distinto e indistinto. Il che vuol dire, anche fra poetico e impoetico, dove è essenziale sottolineare l’importanza del “fra”, vale a dire lo spazio che divide e collega il “poetico” all’”impoetico”…..”

F.Poli

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